venerdì 30 dicembre 2016

Recensione Providence, vol.1

Recensione
Providence vol.1
di
Alan Moore e Jacen Barrows
Ciao a tutti e bentornati su Codex Ludus! Oggi vi parlo della mia seconda esperienza con una graphic novel di Alan Moore. I più avvezzi, con il genere horror letterario, noteranno che "Providence" è la città natale dello scrittore H. P. Lovecraft. Alan Moore, dopo "Il Cortile" e "Neonomicon", prosegue con un altro fumetto a tema lovecraftiano; questa volta anziché ambientarlo nel presente, l'autore, ha scelto un'ambientazione dei primi del Novecento, prima del proibizionismo americano.
Providence non è una lettura leggera, non è ricco d'azione e non è adatto per chi vuole una lettura veloce. Va gustato, si osserva la cura dei dettagli, e si legge molto. Si legge? In un fumetto? Già.
Alla fine di ogni capitolo troverete le pagine di diario del protagonista, pagine storiche (inventate) o magari anche un opuscolo che è stato trovato durante il racconto... c'è sempre qualcosa da leggere che vi farà comprendere meglio come proseguirà nella narrazione l'autore.
Scendiamo nei dettagli ora!
Providence è la storia di un giornalista, Robert Black, che lavora per la testata "Herald". Robert è alla ricerca della giusta ispirazione per scrivere un libro; inizialmente usa la sua professione di giornalista per raccogliere informazioni su ciò che dovrà scrivere per poi lasciare il lavoro e dedicarsi solamente alla scrittura (un po' a tempo perso). Un personaggio degno di un racconto di Stephen King, manca solo il blocco dello scrittore e un pizzico di alcolismo per essere un personaggio del caro "Re" dell'orrore. Battute a parte, di alcool si parla: ci sono dei cenni alla legge sul proibizionismo, che viene discussa al Congresso, e come sappiamo verrà approvata. Il tutto serve per creare la giusta atmosfera anni Venti.
Ci sono diverse citazioni lovecraftiane più o meno velate come il "Libro della sapienza delle Stelle" di Khalid Ibn Yazid, una sorta di doppio del "Necronomicon", scritto da un altro arabo, Abdul Alhazred, entrambi i libri sono proibiti perché ricchi di conoscenze che non devono essere lette, segreti occulti che manipolano la vita... ed entrambi sono degli pseudo-libri, delle invenzioni letterarie.
Ma non è solo il Necronomicon ad apparire in altre vesti, ci sono molti richiami (no non di Cthulhu) a racconti dell'originale scrittore di Providence, come a "La maschera di Innsmouth", con umani dai tratti "acquatici".

Ma questa graphic novel non è solo un nugolo di citazioni in cui gli appassionati di H.P. Lovecraft possono notare come l'occhiolino venga strizzato nella loro direzione. No, non è questo. Ci sono cose che il nostro caro asociale di Providence non avrebbe mai pensato di scrivere. Si parla tranquillamente di tematiche sessuali e razziali, perché il protagonista, Robert Black, è un ebreo omosessuale, cosa che di certo non sarebbe stata di gradimento per Lovecraft omnifobico qual era.
Se siete alla ricerca di un fumetto Horror con l'H maiuscola questo è il fumetto che fa per voi, ma come detto all'inizio della recensione questa graphic novel non è facile da affrontare, quindi se cercate un racconto dell'orrore "ignorante", l'opera di Alan Moore, non fa per voi.

Ne approfitto per farvi gli auguri di buon anno, sapete questo sarà l'ultimo post prima dell'anno nuovo.
Buon anno! Ciao e alla prossima!

*ENRICO*

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