lunedì 30 ottobre 2017

Luoghi da sogno & Ambienti romanzeschi, Berserkr

Luoghi da sogno & Ambienti romanzeschi
Berserkr

Ciao a tutti e bentornati su Codex Ludus! La notte di Halloween si avvicina e il tema sovrannaturale calza a pennello: oggi è il momento di Berserkr di Alessio Del Debbio... il tutto in collaborazione con Dark Zone, perché questa è la rubrica Luoghi da sogno & Ambienti romanzeschi e se siete nuovi dovete combattere! Ehm, no. Non è Fight Club questo... è il blog tour!
Che l'intervista abbia inizio!

1. Dove è ambientato il tuo romanzo? Perché lo hai scelto?
“Berserkr” è ambientato a Berlino, la mia città europea preferita, un luogo dove la Storia è di casa. Ecco, sono partito proprio dalla Storia, riscrivendola, riadattandola alla mia trama, mescolandola alle leggende e al folklore germanico. Berlino si prestava bene per una divisione della città in zone, ciascuna assegnata a una stirpe sovrannaturale (del resto sappiamo che, dopo la Seconda Guerra Mondiale, la città fu divisa in zone di occupazione dagli Alleati), ed è stato divertente vedere vampiri, licantropi e streghe muoversi in luoghi reali.

2. Da cosa è ispirata l’ambientazione?
Ogni creatura sovrannaturale in “Berserkr” vive (confinata) in una zona di Berlino, mentre gli umani abitano all’interno della ringbahn, ossia nel “centro” di Berlino. Le streghe vivono nella Foresta di Tegel, dove si erge Dicke Marie, una quercia secolare nota, appunto, come Quercia delle Streghe, luogo di ritrovo di sabba e altri riti come la Notte di Valpurga. I licantropi non potevano che vivere nel Grunewald, la grande foresta che si apre ai confini occidentali di Berlino, mentre i coboldi li ho sistemati a Potsdam, nelle antiche regge reali. Ogni luogo reale è stato reinterpretato in maniera funzionale alla narrazione, cercando di combinare e amalgamare verità e finzione.

3. Hai mai pensato di scriverlo in un altro tempo o luogo arrivando a cambiare genere al tuo romanzo?
Uhm, direi di no. “Berserkr” di per sé gioca con il tempo, essendo ambientato in un presente alternativo, dove la Storia come la conosciamo si è sì verificata ma molti eventi sono stati scatenati dagli scontri e dai rapporti difficili tra umani e creature sovrannaturali.

4. Riesci ad immaginare la tua storia nel passato?
“Berserkr” è anche nel passato, perché si parla della Guerra Calda, conclusasi da pochi anni con gli Accordi dell’89. Inoltre ci sono un paio di capitoli che esplorano la giovinezza di Ulrik e il passato del suo antagonista, in modo da offrire uno sguardo più ampio sul mondo che ho creato.

5. Riesci ad immaginare la tua storia nel futuro?
Direi di sì. Ho in mente una storia ambientata vent’anni dopo, con nuovi personaggi e situazioni, ma sempre nello stesso universo narrativo di “Berserkr”, in una Berlino dove vivono cioè sette (otto?) stirpi.

6. Tre posti in cui vorresti ambientare i tuoi prossimi libri?
Molti luoghi incantevoli li ho utilizzati per ambientazioni di racconti, come Chiusi, Ansedonia o l’isola di Montecristo, mi piacerebbe in futuro espandere quelle storie in romanzi o scriverne di nuovi. Comunque, direi Lucca, perché è una città affascinante, ricca di storia, misteri e magie, si presta benissimo come ambientazione di un romanzo fantastico; Avalon, perché prima o poi scriverò una storia legata/ispirata al ciclo bretone; e la Grecia antica, che non ha bisogno di presentazioni. Chissà quando ne avrò il tempo! ^_^

Qui sotto potete vedere la copertina del romanzo di Alessio, come vi sembra? Ma soprattutto siete pronti ad immergevi nella sua realtà alternativa?

Estratto dal capitolo “THE PROMISE”
Ambientazione: isola di Rügen, nel Mar Baltico.

Il fuoco crepitava all’interno del cerchio di pietre preparato dai compagni, sotto un grasso cinghiale che rosolava lento. Horac girava lo spiedo in silenzio, controllando di tanto in tanto la cottura, e se qualcuno provava a strapparne via un pezzo, lui gli afferrava il polso e lo spediva a farsi un giro.
Al giovane Ulrik non dispiaceva quell’uscita di gruppo. Il primo anno all’Accademia era stato impegnativo e soltanto la certezza di aver passato tutti gli esami, anche quegli stupidi test di Storia e Legislazione dei Rapporti tra le Stirpi, gli aveva fatto accettare l’invito dei compagni. O forse era la presenza di Gesel a intrigarlo, l’affascinante studentessa che frequentava da qualche mese? Era stata proprio lei a scegliere la località del campeggio: l’isola di Rügen, nel Mar Baltico, di fronte alle coste tedesche, di cui era originaria.
Ulrik non c’era mai stato, sebbene il padre gli parlasse spesso delle isole del nord, dove aveva viaggiato in gioventù e dove si era temprato e divenuto un uomo. Voleva bene ad Alfred, anche quando infiocchettava troppo le sue storie. Il massimo dei pericoli in quella terra solitaria e inesplorata era montare una tenda senza farla crollare e sopravvivere a una notte con Fabian, che non smetteva di rigirarsi, scalciare e russare, alzandosi ogni tanto per mangiare qualcosa.
Guardandolo anche adesso, seduto da solo vicino al fuoco, con il piatto in mano e lo sguardo fisso sulla brace, Ulrik si convinse che quel ragazzo non sarebbe mai diventato un operativo.
Lo metteranno agli archivi, bofonchiò, prima di alzarsi e sgranchirsi le gambe, in attesa che la cena fosse pronta. Oltre la radura dove avevano piantato le tende, si apriva una selva di alberi secolari – millenari, a detta di Gesel, che pareva conoscere ogni varietà di pianta – che correva dritta fino alle scogliere settentrionali, direttamente a picco sul mare. Il panorama era magnifico, ma forse Ulrik era l’unico a non apprezzarlo. I boschi gli ricordavano troppo suo padre.


Estratto dal capitolo “Dark wings”.
Ambientazione: Foresta di Tegel, Berlino.

Un gracchiare improvviso costrinse Ulrik a voltarsi di scatto, verso un corvo fermo su un albero poco distante. Lo vide spalancare le ali e scomparire nel folto della foresta. Un secondo corvo rispose, poi un terzo, finché l’aria non fu satura di versi striduli e delle loro piume selvatiche, che turbinarono attorno ai due cacciatori. Fabian strillò e agitò la valigetta per tenerle a distanza, ritrovandosi la giacca e le mani piene di tagli. Ulrik rimase in attesa, fendendo l’oscurità con sensi acuti. Poi lasciò scivolare l’asta fuori dalla manica del giubbotto, la impugnò e la roteò, liberando una scarica di bagliori azzurri che incendiarono l’aria e il nugolo di piume.
«Stregucce, venite fuori! Abbiamo il biscottino!»
Nessuno rispose, ma le piume smisero di danzare, depositandosi a terra. Fabian ne sputò un paio, togliendosene altre dai capelli, poi seguì Ulrik lungo il tappeto nerastro, finché non giunsero sulle rive della Grosse Malche, un’insenatura del Tegeler See.
«Maria la Grassa», esclamò Ulrik, indicando una maestosa quercia secolare dal corpo tozzo e dai rami ossuti, su cui centinaia di corvi erano appollaiati. «Figlia del mare e della terra, nata da una ghianda portata dall’Havel che generò la più longeva quercia di Berlino.»
«Sei ben informato per essere un cacciatore», disse una voce rachitica. «Hai forse sangue di strega nelle vene? Potremmo chiedere ai nostri amici vampiri di controllare.»
«Amici? È così che chiamate i figli del vostro orrore, Heith?»
La strega sghignazzò, incamminandosi verso di loro, lasciandosi alle spalle aloni di nebbia, dentro cui comparvero altre due figure. Ingobbite da secoli di maledizioni e fervente lavorio nei boschi, incapaci di sfruttare tutta quella conoscenza della natura per migliorare il proprio aspetto, le streghe erano più brutte di quanto Ulrik ricordasse. E puzzavano. Di concime, di budella squarciate, della vetrina del ristorante sotto casa sua dopo che c’aveva pisciato per tre giorni di fila. Anche Fabian sentì l’odore e arretrò, tappandosi il naso con uno dei suoi fazzoletti profumati.


Estratto dal capitolo “Our solemn heart”.
Ambientazione: Teufelsberg, Berlino.

Ulrik correva nella notte. Tutto attorno il bosco bruciava, divorato da fiamme d’ombra.
Si guardò indietro; suo padre l’aveva intimato di non farlo mai, ma lui voleva sapere dove fosse. L’aveva cacciato via ed era rimasto con altri uomini a combattere e lui voleva sapere se stava bene. Doveva stare bene.
Non si accorse di una radice sporgente e ruzzolò a terra, battendo la testa. Un rivolo di sangue gli coprì l’occhio destro, lo spazzò via con la manica della felpa, poi riprese a correre nella foresta. Suo padre gli aveva detto di raggiungere lo stadio, dove si erano asserragliate le donne e i bambini, protetti dal fuoco di sbarramento delle forze governative, ma Ulrik aveva perso l’orientamento. A nove anni gli alberi sembravano tutti uguali. Così si ritrovò ai piedi di un colle, che subito riconobbe, capendo di essere parecchio fuori strada.
Vide i resti dell’edificio sulla sommità e rabbrividì. Circolavano strane storie su quella montagna e sulla macabra fine dei suoi abitanti, divorati da ombre così fitte che neppure il sole di mezzogiorno avrebbe scalfito. Sul tetto della costruzione c’era ancora una vasca colma del sangue dei morti, macabro promemoria per chiunque avesse cercato di violarne i confini, ma Ulrik non aveva scelta; sentiva i cani alle sue spalle, il respiro pesante del gigante cattivo che voleva metterlo in quel sacco puzzolente. Cosa ci fosse dentro non voleva scoprirlo, così iniziò a salire la Montagna del Diavolo. Dalla cima, quantomeno, avrebbe potuto tener d’occhio la foresta circostante e magari individuare suo padre.

Allora cosa ne pensate? Vi piace l'idea di una realtà sovrannaturale nel nostro mondo? A me si, ho visto diverse serie TV di questo genere, letto diversi libri (qualcuno ha detto King?), e fa sempre piacere sapere che questo genere ha sempre nuovi romanzi!
Ora vi devo proprio salutare. Ciao e alla prossima!


*ENRICO*



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